Mi piace stare non lo so

Mi piace stare non lo so

L'epilogo di Brenwood

È incredibile quanto questi cinque giorni a Woodoo siano stati simili ad un viaggio partito da un punto della terra e arrivato ad un altro. Un viaggio percorso curiosamente all’interno di un unico perimetro, che però mi ha realmente lasciato qualcosa come se fossi stato trasportato fisicamente.

Ora, a distanza di un tempo forse insufficiente per un bilancio realistico, eccoci qua in un bell’epilogo come fossimo insieme al vecchio texano del Grande Lebowski.

La mia missione a Woodoo era partita come una sfida di scrittura, di rapidità mentale ed elaborazione emotiva. Poco tempo per analizzare, ogni riflessione doveva essere completata per passare alla successiva. È stata una mia personale performance e non ero affatto sicuro di arrivare fino in fondo mantenendo costanza e lucidità. In effetti non è sempre stato così. Ci sono stati brevi momenti confusi, incerti, che mi hanno però dato per contrasto la forza di cogliere con decisione quelli galvanizzanti.

In cinque giorni ho scritto circa 57.000 battute: praticamente la lunghezza di un romanzo breve. Non so cosa sia uscito nella sua totalità: non l’ho ancora riletto e non so se lo farò nell’immediato. So che ho scritto passaggi più belli e altri meno belli, in alcuni momenti in cui mi sono ripetuto e in altri ho trovato soluzioni interessanti.

I giorni in cui ero più assonnato e più stanco sono quelli in cui mi sono venuti i pezzi migliori. I giorni in cui pensavo di sapere già in che direzione sarei andato sono quelli in cui mi sono venuti i pezzi peggiori. Questo mi insegna probabilmente che una performance è sempre migliore quando non è imbrigliata e non ha una direzione, il che forse è un concetto che si può applicare alla vita. Perché la vita è una performance.

Se avete vissuto Woodoo sapete che è impossibile spiegare con poche frasi che tipo di esperienza sia. Mi limito a dire che ringrazio davvero tutt* ma proprio tutt* coloro che ho incrociato in questi giorni. Conoscere persone nuove mi ha donato un’energia indefinibile e l’intensità del lavoro mi ha permesso in qualche modo anche di conoscere “da capo” tante persone che in realtà conosco da anni. E grazie a tutte le persone che in questi giorni mi hanno letto, scritto o intercettato contribuendo a ispirarmi per portare il mio lavoro verso una direzione piuttosto che un’altra. Se volete rimanere in contatto, potete cercarmi sul buon vecchio Instagram o iscrivervi alla mia newsletter Ragnatele, dove ciancio del più e del meno.

È davvero un momento di rinascita per me. Venerdì esce una mia canzone nuova dopo tre anni e per motivi legati alla mia storia e al mio percorso sento che c’è una connessione precisa con quello che ho fatto al festival.

Ero partito con uno scopo, capire cos’è Woodoo. È finita che ho capito un po’ meglio alcune cose di me stesso.

Grazie.

Ah, per me la canzone simbolo di Woodoo è stata questa:

BRENNEKE

Quando suono mi chiamo Brenneke, 
quando scrivo mi chiamo anche Edoardo. 
Una volta ho visto un dirigibile.
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