Visiere e alberi alti

Visiere e alberi alti

La quinta puntata di Brenwood

Oggi sono carichissimo

Qui a Woodoo ci sono davvero un sacco di miei amici e gente di famiglia e non sarò quel bieco lavoratore accecato di denaro che avete conosciuto fino ad ora. Oggi me la godo vi dico.

Da dove inizio? Dal campeggio, che domande. Anche perché alle 17 suonano i Neve e non voglio perdermi questi ragazzi. Attaccano con una canzone dei Canova e il loro bassista è Adam Clayton nel 1981. Scopro che il mini anfiteatro bucolico del campeggio riesce a riprodurre esattamente l’intimità alla clorofilla di ieri sera. Musica e alberi, che ve lo dico a fare, questo è il futuro. Mi rendo conto che gli alberi del campeggio sono davvero ma davvero altissimi. Non ne avevo notata prima la magnificenza per il motivo più stupido del mondo, la visiera del cappello. Mi parte il trip di quante cose non vediamo perché abbiamo accessori fisici o mentali o caratteriali che non sappiamo o non ricordiamo manco più di avere. Lo prendo come uno spunto per darmi una linea guida sulla giornata di oggi. Oggi cercherò di vedere solo gli alberi alti.

I Neve proseguono il loro set e mi auguro davvero di vederli il prossimo anno sul Wood Stage. Dopo di loro sono tentato di dare un ascolto al soundcheck di Venerus ma inizia un’altra band con la cantante che accenna ai Police alla voce e il bassista che accenna agli Smiths al basso e mi sento già nel posto giusto.

Mi accorgo che il batterista ha le mie stesse scarpe, mi viene il dubbio di essere io stesso il batterista e che forse sto solo vivendo un’esperienza extracorporea. Cerco di appurare di essere realmente io ma non so come fare, il mio corpo comunque sembra ok.

Alla Ludoteca scopro che sta succedendo una di quelle cose clamorose che sotto sotto tutti speravamo: si sta imbastendo un giga torneo di Magic tra i campeggiatori. Alcuni ragazzi provenienti dal Veneto hanno portato otto mazzi e la cosa è andata per conto suo insomma. È solo l’inizio per far deviare la storia del campeggio a velocità supersonica verso colpi di scena alla Stranger Things.

Nella stanza dei bottoni di Woodoo nel pomeriggio si respira un’aria strana. La sala macchine di questo folle treno in corsa è abitata da personaggi che non vedono ore di sonno reale (con la fase REM e tutto) già da diversi giorni. I videomaker la prima notte sono rimasti svegli fino alle 7.30 del mattino a montare video, per poi tentare di dormire appena fino all’inizio dei soundcheck delle 10. Hanno cercato di rifarlo dopo pranzo ed è iniziato il soundcheck delle 15. Oggi, alcuni di loro vivono ancora i postumi di questa pazza scelta. Nonostante loro neghino, il loro sonno evidentemente eccessivo sta creando uno scudo autoimmune di serotonina che li rende lontani dalle bruttezze del mondo, ragion per cui parte di loro sembra uscita da Alice Nel Paese Delle Meraviglie. Ieri qualcuno ha portato un sacchetto di patatine al burro di arachidi: c’è chi è andato avanti tutta la notte solo grazie a quel sacchetto.

È a partire da ieri sera che si sentono ordini come “Tu ora ti riposi” e “Tu: vatti a divertire”, “Tu: dormi”.

Relativamente alla nottata di ieri corrono voci di una festa in piscina in una casa misteriosa alla quale sarebbero stati coinvolti un discreto numero di personaggi, pare con Ariete capobanda. Le poche e frammentarie informazioni disponibili sull’evento lo stanno elevando al rango di leggenda. Mi riprometto di cercare dei superstiti e documentare i loro ricordi sulla serata, ammesso che sia avvenuta.

Mi sono reso conto che negli ultimi due giorni per descrivere gli artisti mi è venuto spontaneo citare un sacco di Giappone e fare metafore in cui spunta fuori la parola Ninja. La prova che stiamo definitivamente svendendo il nostro paese ai mercati asiatici? Mentre ci rifletto cominciano i DJSTIVO.

L’Asia se ne va dalla mia testa, inizia ad arrivare un jazz lounge da east Coast degli USA. Allora, giù la maschera, i DJSTIVO sono una questione di famiglia visto che abbiamo l’etichetta in comune. Sarei dunque davvero un bello sbruffoncello se li incensassi con enfasi particolare. Oh non è colpa mia però se è uno dei miglior live che a Woodoo si sia visto visto quest’anno. Sono musicisti incredibili e non ballare è impossibile. Io, che non ballo mai, mi scopro impossibilitato a bloccare parti del mio corpo ed è una sensazione stramba.

Manco il tempo di riprendersi e un sacerdote si innalza su di noi. Sibode DJ sale sul palco come una divinità normanna vestita da tennista. In lui vediamo quella versione di noi che conosciamo solo stando di fonte allo specchio, da soli. Ubriachi. Canta, si looppa, suona la tromba, degenera, giganteggia. Con lui c’è Kimberly vestita con un vestito da aerobica, un videoclip degli anni Novanta vivente. Non gli eroi che ci meritiamo, ma quelli di cui abbiamo bisogno. Di cui non sapevamo di avere bisogno. 

Quando nell’ultimo pezzo il nostro inizia a cantare “Mi piace stare insieme a te, mi piace stare anche da solo, mi piace stare non lo so” evoca una forza sciamanica potentissima e istantaneamente tutti conosco la canzone, come per osmosi. Ecco, io trovato il mio inno di Woodoo.

Mentre poco più tardi si esibisce VV cantando come una leonessa, ripenso al mio cappello con la visiera che mi impediva di vedere gli alberi alti.

Forse non è necessario trovare un modo per togliere da soli tutti i cappelli con la visiera che non sappiamo di avere, penso: la verità è che ci sono canzoni lì apposta per farlo al posto nostro.

BRENNEKE

Quando suono mi chiamo Brenneke, 
quando scrivo mi chiamo anche Edoardo. 
Una volta ho visto un dirigibile.
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